Archivio mensile:Aprile 2020

Bruno Guillaro

“ Si poteva, in qualche modo ,arginare questa pandemia rendendola meno grave di quanto, invece ,è stato?” è questa la domanda che io, comune cittadino,  mi sono posto più volte in questi giorni.

Una domanda banale, ma al tempo stesso drammatica che ha  una risposta non banale ma altrettanto drammatica : SI, si poteva non facendosi  trovare impreparati.

C’è ,infatti, un progetto che si propone di stimolare e migliorare la capacità  dei singoli  Stati di affrontare le epidemie e, soprattutto, pandemie . L’ultimo report  “Il Global Health Security Index” è datato ottobre 2019,e si riferisce a 195 paesi.

Secondo l’indice, nessuna nazione è davvero totalmente preparata a confrontarsi contro un’epidemia o pandemia.

Il 67% dei Paesi  si trovano abbastanza in basso in diversi indicatori:

in particolare quelli legati alla forza lavoro in ambito sanitario, accesso alle cure,

accesso a equipaggiamento sanitario di livello,

capacità di trattare i malati.

L’Italia, con il punteggio di 50.2/100 si attesta al  31o posto  ed è in compagnia delle principali nazione europee.

E non è un “ mal comune, mezzo gaudio” perché, di mezzo, ci sono tante morti che forse si sarebbe potuto ridurre come numero.

                                        Bruno Guillaro

Il Modello Lombardia

Alla fine degli anni novanta a oltre 30 anni dalla sua creazione una classe politica dominante spingeva per una revisione in senso privatistico del SSN. L’ondata liberal-privatistica generata dalla dottrina Tacheriana vedeva la Lombardia con presidente Formigoni varare quella che prese il nome di Modello di Sanità Lombarda. La famigerata “legge regionale n.31 dell’11/7/1997” ( vedi link 1)

Al di la dell’aspetto organizzativo, non conforme alle indicazioni Nazionali, la norma prevedeva l’entrata prepotente del privato nella sanità pubblica in nome di una serie di principi ideologici ben riassunti in un elaborato di Confindustria Lombardia (vedi link 3) .

Celebri all’epoca furono gli scontri tra Rosy Bindi da una parte Formigoni e Bossi dall’altra

Nel 2015 con la legge LR n.23/2015 Maroni operò un maquillage (vedi link 2) con una riforma della struttura organizzativa che tuttavia non rivide i principi politici su cui si basava la legge del 1997.

Ovviamente il modello Lombardo era fortemente sostenuto da Confindustria ( documento in allegato link 3, che consiglio di leggere integralmente) in esso risulta tra l’altro che i pregi sono:

  • Separazione del soggetto erogatore dal soggetto acquirente dei servizi come elemento di trasparenza e di realizzazione della libertà di scelta dei cittadini
  • la libertà di scelta del cittadino-paziente-contribuente
  • efficienza attraverso la competizione…….pubblico privato
  • l’equiparazione fra erogatori di diritto pubblico ed erogatori di diritto privato ……………… una delle caratteristiche più innovative del “modello lombardo”, la cui pluralità di soggetti rappresenta la principale garanzia a tutela della libertà di scelta dei cittadini.

In Lombardia si sono poi innescate una serie di vicende tipicamente Italiche che hanno svelato con sentenze ormai definitive meccanismi corruttivi legati a quel tipo di modello di sanità. Io non credo però che questi fatti abbiano inciso se non marginalmente sull’efficacia del sistema. Indipendentemente dagli elementi corruttivi erano presenti già allora tutte le premesse di un futuro fallimento. Infatti quelli illustrati come elementi di forza nel documento di Confindustria erano in realtà elementi di debolezza e la premessa del fallimento.

Si tenga presente che il modello Formigoni non è confrontabile con quello Tacheriano, se non in parte, tuttavia vanno accomunati perché entrambi introducono il criterio che in sanità, come nel libero mercato, più soggetti in competizione generano un recupero di efficacia ed efficienza. Il modello Lombardo però introduceva una ulteriore distorsione, infatti mentre la Thacher metteva in concorrenza sostanzialmente soggetti pubblici, nel modello Lombardo si mettevano in competizione soggetti pubblici e privati. Ben sapendo che il soggetto pubblico non ha la stessa libertà organizzativa ne gli stessi strumenti operativi del soggetto privato.

Comunque supponendo che la complicazione della presenza di un competitore privato non potesse essere totalmente valutabile, la classe politica Lombarda non poteva non sapere che il presunto modello di competizione tra soggetti in sanità era già fallito in UK. I dati, già allora disponibili non davano ragione alla riforma Thacher. Era noto che la Gran Bretagna dopo un decennio di riforma spendeva il 9% del pil e che la spesa aggiuntiva a quel bilancio da parte del privato era molto levitata. Al confronto in Italia la spesa era meno dell’8% del pil con un contributo aggiuntivo del privato praticamente trascurabile. Inoltre a favore del modello Italiano giocavano anche altri elementi non trascurabili come per esempio il fatto che il nostro SSN con quella spesa si coprivano molti più servizi di quello Inglese. Solo a titolo di esempio la sanità veterinaria era da noi a carico del SSN mentre in UK era una spesa a parte. La classe politica dominante in Lombardia ovviamente ignoro le grandi critiche al sistema sanitario mosse sia da destra che da sinistra in Inghilterra.

Si è andato avanti, contro le evidenze, anche grazie ad una informazione veicolata da un sistema giornalistico-televisivo spesso compiacente. In questi anni mentre in Lombardia si lasciava mano libera, lo stesso non avveniva in altre Regioni dove si applicava la dottrina dei commissariamenti che sottoponendo le Regioni a piani di rientro di fatto sottraeva la sanità alla competenza Regionale. Il risultato di tutto ciò e stato che dal 2010 al 2018 la spesa sanitaria si manteneva sotto l’8% del PIL, ma tutti i risparmi erano richiesti solo ad una parte del paese. Come evidente dalla tabella successiva.

I dati dimostrano che la spesa, al netto di quella privata, in Lombardia passava da 1781,60 € per abitante a 1986 € mentre regioni come la Campania o la Calabria (sottoposte a piani di rientro) vedevano la spesa sostanzialmente inalterata.

Vedere questo solo come una vessazione sarebbe sbagliato, va rivendicato il fatto che stabilire criteri a cui tutti devono attenersi e farli rispettare ha permesso in molte regioni un recupero seppur doloroso di efficienza. Si sono tagliati posti letto e ridotti i tempi di degenza avvicinandoli a quelli ritenuti ottimali dall’OMS. Ciò ha permesso, cosa non trascurabile, di mantenere il Servizio sanitario sostanzialmente pubblico con la presenza di un privato convenzionato non in posizione paritetica come in Lombardia.

La strada dell’efficienza non passa semplicisticamente per una competizione tra pubblico e privato come sostiene Confindustria Lombardia ma dal rispetto di criteri come indicato dall’OMS. Non aumentare la spesa è l’unica garanzia di preservare un SSN pubblico e universale anche per il futuro. La proposta che da più parti si formula di aumentare, indipendentemente dalle considerazioni dei costi, il numero di posti letto ed il personale solo perché la sanità è un diritto inalienabile non è praticabile stante la situazione economica.

Se però la strada del recupero di efficienza rispetto a determinati criteri va praticata, vanno totalmente riviste le modalità, non possiamo permetterci 20 sistemi sanitari diversi, vanno stroncate fughe fantasiose e va sopratutto recuperato il criterio della prevalenza del pubblico.

Dobbiamo riequilibrare l’offerta e renderla omogenea in tutto il paese. Io credo necessaria una re-ingegnerizzazione del SSN anche per renderlo idoneo a rispondere adeguatamente in caso di calamità sanitaria. Non è accettabile che per trasferire un malato da una zona affollata ad una dove c’è disponibilità di posti letto si debba chiedere il permesso alla regione ospitante. La Francia in presenza di emergenza covid ha attrezzato dei TGV e in 2 ore ha trasferito i malati dalle zone in emergenza a tutti gli ospedali dove vi era disponibilità. Oggi, dopo 50 anni dalla sua nascita il SSN va ripensato tenendo conto degli errori e dei risultati raggiunti in questi anni. La riflessione è ovviamente lunga ma non può prescindere, a mio avviso, da alcuni punti fermi quali prevalenza dello stato ed uniformità di offerta e spesa.
Oggi credo che focalizzare la nostra attenzione sui veri o presunti errori posti in essere da parte di amministratori di dubbia capacità o giudicare l’operato della classe dirigente Lombarda per presunti comportamenti delittuosi nella gestione dell’emergenza covid è deviante. Il nostro compito è analizzare e mettere in luce come il disastro sia frutto sopratutto di scelte di politica sanitaria e proporre un modello alternativo ad una classe politica che al momento vedo molto lontana dai livelli di quella che tanti anni fa creò il nostro Servizio Sanitario Nazionale.

http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?exp_coll=lr001997071500032&view=showdoc&iddoc=lr001997071500032&selnode=lr001997071500032

http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?view=showdoc&iddoc=lr002015081100023

https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&ved=2ahUKEwis6KPi-uzoAhVqaRUIHUv7CFUQFjADegQIARAB&url=http%3A%2F%2Fwww.confindustria.lombardia.it%2Flobby%2Fpolitiche-territoriali%2Fsanita-e-servizi%2Fprogetto-di-legge-regionale-sanita%2F150622-osservazioni_riforma-sistema-socio-sanitario.pdf%2Fat_download%2Ffile&usg=AOvVaw3sQakVfwvzoLoNvWO5hKtK

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/02/crolla-un-mito-in-inghilterra-la-sanita.html

Test Sierologici Rapidi

In data 03.04.2020 il Ministero della Salute ha prodotto un documento (che allego in file)in cui si afferma che i test sierologici rapidi attualmente utilizzati non sono attendibili in quanto poco sensibili; la stessa Cina , paese produttore dei test, riferisce di non aver prodotto alcuna certificazione di qualità.

Eppure la Regione Campania ne ha acquistati addirittura (il numero è comunque da verificare) un milione (1.000.000) di kit!?! 

 La ASL Napoli 1 centro ha cominciato a fare questi test rapidi a tappeto: è di oggi la notizia che è attraccata a Napoli una nave con 780 passeggeri e a tutti  è stato somministrato questo test rapido!

Attualmente è in corso la somministrazione del test a tutti gli operatori sanitari; come è possibile tutto questo? La regione Campania sconfessa le decisioni del Governo centrale?

Come si possono mettere in sicurezza operatori sanitari e cittadini con un test, che se negativo, non dà alcuna sicurezza sulla reale assenza del covid-19? Al punto che la stessa ASL,in caso di positività al test rapido, effettua il  classico tampone…

La regione Campania afferma che i test rapidi da lei acquistati hanno una affidabilità pari al100%, ma non porta alcuna evidenza scientifica a sostegno di ciò.

Le mie parole non sono volte a screditare un eventuale uso dei test sierologici rapidi ma soltanto a mettere in luce che questi acquistati dalla regione non hanno (o almeno non hanno ancora) una valida certificazione da parte della comunità scientifica internazionale.

Bruno Guillaro