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Confronto tra i siti della ASL nell’emergenza Covid-19

Ho fatto un giro per i siti delle Asl mettendomi nei panni di un utente o di un operatore che ha necessità di sapere cosa fare per una problematica Covid-19.

Ho digitato ASL xxxx e le risposte sono state molto variegate, in alcune si evidenzia un tentativo più o meno riuscito di comunicare correttamente, in altre non si evidenzia una strategia valida. Ho poi digitato per ciascuna Covid Asl xxx ed anche qui le risposte non sono uniformi.

ASL Napoli 1.

E’ fornita di una certa logica, nella schermata iniziale vi sono vari banner scorrevoli che rimandano alle varie presunte esigenze dell’utenza. La scelta dei banner scorrevoli rende meno immediata la scelta, comunque sono messi rapidamente in evidenza i numeri regionali da chiamare. Se invece si digita Covid Asl Napoli 1 si ottiene la schermata seguente. A questa schermata si accede anche dalla home cliccando su un piccolo banner fisso contrassegnato con la scritta covid-19. Va segnalato il fatto che è presente una pagina Facebook. Dal piccolo banner si accede alla pagina in schermata 1. Una pagina abbastanza completa chiara e con molte informazioni utili, peccato che per molte informazioni si rimanda a file PDF non sempre scannerizzati al meglio, inoltre ho riscontrato una serie di difficoltà non ultima la segnalazione che ho ricevuto all’apertura della pagina di sito non sicuro probabilmente per un errore nel certificato.

Schermata 1

ASL Napoli 2

Questa ASL ha la scelta più pulita e facile da utilizzare digitando ASL Napoli 2 nella Home si accede alla schermata 2 con un chiaro riferimento fisso all’area del coronavirus.

Si offre inoltre nelle schermate successive la possibilità di effettuare una serie di operazioni da domicilio. Infine da segnalare i collegamenti con i social Facebook e Istagram nonché l’utilizzo di whatsapp. Non sono entrato nei dettagli ma questo sembra il sito più orientato all’utenza con la migliore scelta per operare dal domicilio. Vedi Schermata 2

Purtroppo non tutto è rosa e fiori, infatti molti link non sono aggiornati e rimandano a cose diverse o a spazi vuoti ed incoerenti.Per esempio cliccando in schermata 3 e su per operatori sanitari covid il link rimanda praticamente ad una pagina vuota ( vedi sotto), non diversa è l’opzione per tutti i cittadini schemata 4 e 5

Il Modello Lombardia

Alla fine degli anni novanta a oltre 30 anni dalla sua creazione una classe politica dominante spingeva per una revisione in senso privatistico del SSN. L’ondata liberal-privatistica generata dalla dottrina Tacheriana vedeva la Lombardia con presidente Formigoni varare quella che prese il nome di Modello di Sanità Lombarda. La famigerata “legge regionale n.31 dell’11/7/1997” ( vedi link 1)

Al di la dell’aspetto organizzativo, non conforme alle indicazioni Nazionali, la norma prevedeva l’entrata prepotente del privato nella sanità pubblica in nome di una serie di principi ideologici ben riassunti in un elaborato di Confindustria Lombardia (vedi link 3) .

Celebri all’epoca furono gli scontri tra Rosy Bindi da una parte Formigoni e Bossi dall’altra

Nel 2015 con la legge LR n.23/2015 Maroni operò un maquillage (vedi link 2) con una riforma della struttura organizzativa che tuttavia non rivide i principi politici su cui si basava la legge del 1997.

Ovviamente il modello Lombardo era fortemente sostenuto da Confindustria ( documento in allegato link 3, che consiglio di leggere integralmente) in esso risulta tra l’altro che i pregi sono:

  • Separazione del soggetto erogatore dal soggetto acquirente dei servizi come elemento di trasparenza e di realizzazione della libertà di scelta dei cittadini
  • la libertà di scelta del cittadino-paziente-contribuente
  • efficienza attraverso la competizione…….pubblico privato
  • l’equiparazione fra erogatori di diritto pubblico ed erogatori di diritto privato ……………… una delle caratteristiche più innovative del “modello lombardo”, la cui pluralità di soggetti rappresenta la principale garanzia a tutela della libertà di scelta dei cittadini.

In Lombardia si sono poi innescate una serie di vicende tipicamente Italiche che hanno svelato con sentenze ormai definitive meccanismi corruttivi legati a quel tipo di modello di sanità. Io non credo però che questi fatti abbiano inciso se non marginalmente sull’efficacia del sistema. Indipendentemente dagli elementi corruttivi erano presenti già allora tutte le premesse di un futuro fallimento. Infatti quelli illustrati come elementi di forza nel documento di Confindustria erano in realtà elementi di debolezza e la premessa del fallimento.

Si tenga presente che il modello Formigoni non è confrontabile con quello Tacheriano, se non in parte, tuttavia vanno accomunati perché entrambi introducono il criterio che in sanità, come nel libero mercato, più soggetti in competizione generano un recupero di efficacia ed efficienza. Il modello Lombardo però introduceva una ulteriore distorsione, infatti mentre la Thacher metteva in concorrenza sostanzialmente soggetti pubblici, nel modello Lombardo si mettevano in competizione soggetti pubblici e privati. Ben sapendo che il soggetto pubblico non ha la stessa libertà organizzativa ne gli stessi strumenti operativi del soggetto privato.

Comunque supponendo che la complicazione della presenza di un competitore privato non potesse essere totalmente valutabile, la classe politica Lombarda non poteva non sapere che il presunto modello di competizione tra soggetti in sanità era già fallito in UK. I dati, già allora disponibili non davano ragione alla riforma Thacher. Era noto che la Gran Bretagna dopo un decennio di riforma spendeva il 9% del pil e che la spesa aggiuntiva a quel bilancio da parte del privato era molto levitata. Al confronto in Italia la spesa era meno dell’8% del pil con un contributo aggiuntivo del privato praticamente trascurabile. Inoltre a favore del modello Italiano giocavano anche altri elementi non trascurabili come per esempio il fatto che il nostro SSN con quella spesa si coprivano molti più servizi di quello Inglese. Solo a titolo di esempio la sanità veterinaria era da noi a carico del SSN mentre in UK era una spesa a parte. La classe politica dominante in Lombardia ovviamente ignoro le grandi critiche al sistema sanitario mosse sia da destra che da sinistra in Inghilterra.

Si è andato avanti, contro le evidenze, anche grazie ad una informazione veicolata da un sistema giornalistico-televisivo spesso compiacente. In questi anni mentre in Lombardia si lasciava mano libera, lo stesso non avveniva in altre Regioni dove si applicava la dottrina dei commissariamenti che sottoponendo le Regioni a piani di rientro di fatto sottraeva la sanità alla competenza Regionale. Il risultato di tutto ciò e stato che dal 2010 al 2018 la spesa sanitaria si manteneva sotto l’8% del PIL, ma tutti i risparmi erano richiesti solo ad una parte del paese. Come evidente dalla tabella successiva.

I dati dimostrano che la spesa, al netto di quella privata, in Lombardia passava da 1781,60 € per abitante a 1986 € mentre regioni come la Campania o la Calabria (sottoposte a piani di rientro) vedevano la spesa sostanzialmente inalterata.

Vedere questo solo come una vessazione sarebbe sbagliato, va rivendicato il fatto che stabilire criteri a cui tutti devono attenersi e farli rispettare ha permesso in molte regioni un recupero seppur doloroso di efficienza. Si sono tagliati posti letto e ridotti i tempi di degenza avvicinandoli a quelli ritenuti ottimali dall’OMS. Ciò ha permesso, cosa non trascurabile, di mantenere il Servizio sanitario sostanzialmente pubblico con la presenza di un privato convenzionato non in posizione paritetica come in Lombardia.

La strada dell’efficienza non passa semplicisticamente per una competizione tra pubblico e privato come sostiene Confindustria Lombardia ma dal rispetto di criteri come indicato dall’OMS. Non aumentare la spesa è l’unica garanzia di preservare un SSN pubblico e universale anche per il futuro. La proposta che da più parti si formula di aumentare, indipendentemente dalle considerazioni dei costi, il numero di posti letto ed il personale solo perché la sanità è un diritto inalienabile non è praticabile stante la situazione economica.

Se però la strada del recupero di efficienza rispetto a determinati criteri va praticata, vanno totalmente riviste le modalità, non possiamo permetterci 20 sistemi sanitari diversi, vanno stroncate fughe fantasiose e va sopratutto recuperato il criterio della prevalenza del pubblico.

Dobbiamo riequilibrare l’offerta e renderla omogenea in tutto il paese. Io credo necessaria una re-ingegnerizzazione del SSN anche per renderlo idoneo a rispondere adeguatamente in caso di calamità sanitaria. Non è accettabile che per trasferire un malato da una zona affollata ad una dove c’è disponibilità di posti letto si debba chiedere il permesso alla regione ospitante. La Francia in presenza di emergenza covid ha attrezzato dei TGV e in 2 ore ha trasferito i malati dalle zone in emergenza a tutti gli ospedali dove vi era disponibilità. Oggi, dopo 50 anni dalla sua nascita il SSN va ripensato tenendo conto degli errori e dei risultati raggiunti in questi anni. La riflessione è ovviamente lunga ma non può prescindere, a mio avviso, da alcuni punti fermi quali prevalenza dello stato ed uniformità di offerta e spesa.
Oggi credo che focalizzare la nostra attenzione sui veri o presunti errori posti in essere da parte di amministratori di dubbia capacità o giudicare l’operato della classe dirigente Lombarda per presunti comportamenti delittuosi nella gestione dell’emergenza covid è deviante. Il nostro compito è analizzare e mettere in luce come il disastro sia frutto sopratutto di scelte di politica sanitaria e proporre un modello alternativo ad una classe politica che al momento vedo molto lontana dai livelli di quella che tanti anni fa creò il nostro Servizio Sanitario Nazionale.

http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?exp_coll=lr001997071500032&view=showdoc&iddoc=lr001997071500032&selnode=lr001997071500032

http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?view=showdoc&iddoc=lr002015081100023

https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&ved=2ahUKEwis6KPi-uzoAhVqaRUIHUv7CFUQFjADegQIARAB&url=http%3A%2F%2Fwww.confindustria.lombardia.it%2Flobby%2Fpolitiche-territoriali%2Fsanita-e-servizi%2Fprogetto-di-legge-regionale-sanita%2F150622-osservazioni_riforma-sistema-socio-sanitario.pdf%2Fat_download%2Ffile&usg=AOvVaw3sQakVfwvzoLoNvWO5hKtK

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/02/crolla-un-mito-in-inghilterra-la-sanita.html